Sala Bianca
Capienza massima: 35 posti.
La sala è attrezzata per garantire 15 posti a sedere, oltre ai posti destinati agli sposi e testimoni e 20 in piedi oltre al celebrante.
Si tratta di un ambiente di rappresentanza, destinato alla dimensione pubblica della vita di corte, conserva gli apparati decorativi di età piermariniana, emersi nella volta durante l’ultima campagna di restauro, ampiamente rimaneggiato dall’architetto Giacomo Tazzini negli ultimi anni della dominazione asburgica. Particolari e pregiati i motivi a stucco della volta e le, luminose boiseries che rivestono le pareti. La Sala Bianca nella sua veste attuale è il risultato dell'intervento operato alla fine dell'800 dagli architetti di Corte Achille Majnoni d'Intignano, Luigi Tarantola e dal marchese di Villamarina che adeguarono al gusto dell'epoca. Questa sala era la sala da pranzo privata della famiglia reale. L’ambiente è reso ancor più chiaro e luminoso dalle decorazioni in bianco dell’intera sala: la volta a stucchi candidi è arricchita da motivi originali di frutti, fiori di campo e spighe. Un cerchio di festoni che si ripropone su tutta la volta viene interrotto da rustiche canestre colme di fiori campestri e di spighe, riunendosi agli angoli con corone di fiori intrecciati. Tutta la sala è rivestita da un altissimo zoccolo intagliato in legno bianco.
Sala degli Specchi
Capienza massima: 80 posti.
La sala è attrezzata per garantire 40 posti a sedere, oltre ai posti destinati agli sposi e testimoni e 40 in piedi oltre al celebrante.
Area del Giardino Reale (retro della Villa Reale)
Capienza massima: 100 posti.
Può ospitare 40 posti a sedere, oltre ai posti destinati agli sposi e testimoni e 60 in piedi oltre al celebrante.
Realizzati a fine Settecento, costituiscono uno dei primi esempi di giardino “all’inglese” del Nord Italia, con arredi storici ed essenze di pregio. I giardini si estendono in un’area di 40 ettari attorno alla Villa reale. Dietro al Serrone, che delimita il giardino geometrico attualmente dedicato al roseto, si accede all’area sistemata secondo lo stile “all’inglese”, caratterizzata da una natura apparentemente lasciata alla spontaneità, ma che in realtà risponde a un preciso progetto d’insieme ideato dall’architetto Giuseppe Piermarini. Seguendo i sentieri tra la ricca vegetazione arborea e arbustiva si raggiunge il laghetto, con il tempietto classico sullo sfondo. Dalle sponde si possono ammirare le fronde degli alberi che si specchiano sull’acqua, con la grotta e la statua di Nettuno, oppure attraversare il cosiddetto “giardino roccioso” per scendere verso il grande prato centrale, ammirando la cascata d’acqua e il piccolo ruscello dal percorso tortuoso tra la vegetazione, che qui si fa più diradata. Proseguendo a sinistra, lungo il cannocchiale che fronteggia la villa, si possono ammirare l’Antro di Polifemo, già ritratto nelle celebri tavole pubblicate a corredo del trattato di Ercole Silva a inizio Ottocento, le mura neogotiche e la torretta: tutti elementi fondanti della cultura sottesa al nuovo stile paesaggistico.
I giardini della villa arciducale (poi reale) di Monza sono stati realizzati dall’architetto Giuseppe Piermarini tra il 1778 e il 1783, dapprima con impianto formale, ispirato alla moda francese, secondo un grande disegno geometrico e regolare, in seguito ampliato al fine di proporre una percezione unitaria con il paesaggio circostante.
L’attuale varietà botanica, con esemplari di pregio, è il risultato dell’accurato lavoro di sapienti giardinieri, che da inizio Ottocento introdussero più di 15.000 specie diverse.
Dagli anni Venti dell’Ottocento, grazie al viceré Ranieri i giardini – allora di privata proprietà degli Asburgo – sono stati accessibili al pubblico, ad eccezione di brevi periodi.
Ultimo aggiornamento: Mon Jul 04 17:26:08 CEST 2022
Data creazione: Mon Nov 27 15:13:15 CET 2017